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  • Federica Siani

ALESSANDRO SCIARRONI:IL COREOGRAFO INDISCIPLINATO

Alessandro Sciarroni (1976) è un artista italiano poliedrico attivo nel nostro Paese e all’estero. Oltre che in musei, gallerie d’arte e luoghi altri di fruizione artistica, i suoi lavori vengono presentati anche in festival di danza contemporanea, sebbene differiscano di molto da una coreografia “tradizionale”. Questo perché l’intera attività autoriale di Sciarroni è in grado di instaurare una relazione dialettica tra il movimento del corpo e i codici della performance art. Ma, nonostante i suoi compositi spettacoli risultino di difficile collocazione, questi hanno trovato, e trovano ancora oggi, nella danza contemporanea un luogo d’asilo fertile. Così, dopo una lunga esperienza da attore e senza mai partecipare ad alcuna lezione di danza, Sciarroni si è trovato ad essere quotato coreografo. La sua fama è dilagata nel nostro Paese, e non solo, ed è stata accompagnata da vari premi, tra cui il Leone d’oro alla carriera per la Danza nel 2019.

Nel 2007 Sciarroni debutta con Your Girl a cui seguono: If I was Madonna(2008), Cowboy(2009), Lucky Star(2010), Folk-s(2012), Untitled(2013), Turining Project(2014), Aurora(2015), Chroma (2017), 41(2017), Augusto(2018), Save the last Dance for me(2019) e, infine, In a Landscape(2020).

Già a partire da Your Girl l’autore considera il corpo in quanto soggetto individuale e non materia da modellare, o modellata, secondo il canone socialmente riconosciuto di un fisico performabile. Sciarroni elabora un’installazione dove Chiara Bersani e Matteo Ramponi rivelano allo spettatore una relazione ossimorica, derivata dalla disomogeneità dei rispettivi corpi: uno atletico e uno “celeste” che spogliati dai loro indumenti si rivelano, semplicemente, per quello che sono.

Cercando di delineare ulteriormente la poetica del coreografo, si può scorgere una progettualità partecipativa poiché tutti gli spettacoli nascono dall’incontro tra Sciarroni e un gruppo ibrido di performer, artisti visivi, videomaker, danzatori e coreografi. La formazione di una micro-comunità costituisce non solo un elemento ricorrente nel processo creativo (spesso preparato da attività laboratoriali), ma rappresenta uno strumento regolare nella sua scrittura coreografica. Lo si nota, ad esempio, in Untitled e Aurora, le due composizioni finali della trilogia Will You Still Love Me Tomorrow?. Untitled, è una pratica performativa che nasce da una riflessione sull’arte della giocoleria e proprio quattro veri giocolieri ne sono i protagonisti. Aurora è invece una pratica coreografica che vede in scena due squadre di ipovedenti impegnate in una partita di Goalball. Da questa breve riflessione si può indicare un altro elemento distintivo di Sciarroni: il ready-made. Che sia lo sport, la giocoleria o che sia lo Schuhplattler, un tipico ballo bavarese e tirolese eseguito fino allo sfinimento in Folk-s (la prima performance della trilogia sopracitata), l’autore prende in considerazione pratiche preesistenti, le toglie dal loro contesto originale per reimpiegarle nella sua drammaturgia. Nel caso di Folk-s lo spettatore si trova di fronte a una ripetizione estenuante del ballo tirolese, capace di annullare la temporalità mondana a favore di in un eterno tempo presente. Lo stesso capita nello studio Turning project. Partendo dall’osservazione dei fenomeni migratori di alcuni animali, l’artista lavora sul concetto di turning in quanto azione del corpo che ruota intorno a sé e che si sviluppa in un viaggio psicofisico emozionale.


Osservatore del vivente e del movimento come atto primordiale dell’esistere, Sciarroni ci offre una coreografia indisciplinata, ma di certo capace di incantare e stupire.

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