Confini Disumani è uno spettacolo di Roberta Ferrara che fa parte, ormai da diversi anni, del repertorio della compagnia barese Equilibrio Dinamico di cui la stessa Ferrara è fondatrice, direttrice artistica, nonché principale coreografa.
Ispirato al testo Sola andata di Erri de Luca, Confini Disumani si fa quadro e denuncia della società odierna in cui il significato di patria, tradizione e integrità (purtroppo) spesso vengono meno. I danzatori sono sette e abitano il palco per l’intera durata dello spettacolo, raccontando e condividendo la propria storia, portata sulla scena come una ferita la cui vicenda vale la pena di essere rivelata. Ogni singolo interprete è pronto ad emergere dal gruppo per dare sfogo a quella che sembra essere un’irruenta necessità di dare voce alla propria narrazione. Così duetti, trii e assoli (se pur in un perfetto dialogo bilanciato) emergono dalla folla. Confini Disumani è l’incontro fisico di tradizioni ancora fortemente vive e di dialetti mediterranei. Di corpi intrisi delle loro passioni e dolori, condivisi in modo generoso e profondo con il pubblico attraverso i corpi preparati e malleabili dei danzatori. C’è sfinimento e stasi: ritmi incalzanti si alternano a momenti particolarmente quieti. La totalità del corpo spesso si abbandona a favore della narrazione, ma altre volte vi è un uso parziale e sommesso di esso. Così, movenze totalizzanti ed estenuanti si susseguono a situazioni delicate in cui piccoli gesti divengono il dispositivo narrante. In un’esposizione tutta dicotomica e a tratti sacra ma anche profana, Confini disumani descrive la condizione dell’essere umano orfano di una identità in cerca di qualcosa (o qualcuno) verso cui provare il sentimento di appartenenza. La Ferrara e i corpi dei suoi danzatori, inscenando empaticamente l’abbandono di un luogo natio verso l’ignoto, ci ricordano che forse migranti lo siamo un pò tutti.
Federica Siani